domenica 8 novembre 2015

ISOLE FIJI: KOKODA



Giunta alla fine del mio viaggio virtuale alle isole fiji, tanto ho studiato e poco ho trovato fra le ricette di questo luogo meraviglioso che non subisse influenze indiane troppo marcate per farmi scegliere di cucinare uno di quei piatti,avendo in realtà l'intento di scovare qualcosa di tipico fijiano.
Qualcosa da atollo, insomma. Ho quindi optato per il Kokoda, che è diffuso anche alle Samoa, ma che comunque mi risveglia nella mente immagini di paradisi tropicali e palme da cocco. 
Fra le miriadi di marinature di pesce in cui sono incappata nella vita, dal Perù al Messico all'Italia stessa, al Nord Europa, la Russia, il Giappone e così via all'infinito, mai avevo trovato il latte di cocco tra gli ingredienti: eccolo, l'atollo tropicale. 
Così e solo così avrei potuto immaginarmi una ricetta ancestrale, senza bisogno di fuoco, in un'isola in cui pesce e cocco sono sempre a disposizione. 


                          IL MIO KOKODA 


Per sei persone
 Mi serve:
 -un chilogrammo di filetto di pesce bianco come la cernia 
-il succo di tre lime
 -un cucchiaino di sale 
-il latte di un cocco (o 250 ml di latte di coccco) 
-una cipolla dorata 
 -un peperoncino piccante verde 
-2 pomodori 
-un peperone giallo 

 Tagliate il pesce in cubetti di circa un centimetro (abbondate)e mettetelo in una coppa di vetro.
Versate nella coppa il succo di lime e il sale e mescolate bene. Coprite con la pellicola e lasciate marinare in frigo tutta la notte (aspetta anche fino alla cena successiva senza averne danno, il pesce marinato).
 Al momento di servire aggiungete il latte di cocco (per ricavarlo dal cocco, aprite una noce di cocco, grattugiatene la polpa e spremetene il latte con un canovaccio), la cipolla e il peperoncino tritati,mescolate e aggiustate di sale.
Adagiate in un piatto una foglia di insalata, poneteci una porzione di pesce cospargendola di peperoni e pomodori tagliati a piccoli cubetti. 
Buon appetito!

lunedì 19 ottobre 2015

ABBECEDARIO CULINARIO MONDIALE: S di Suva



Mi ritrovo al mio turno nell'Abbecedario culinario mondiale, e ospito la ciurma a Suva,nelle splendide isole Fiji che per ora rimangono solo un sogno quasi irrealizzabile fra i miei tantissimi sogni di viaggi, ma mai dire mai.
Da brava disordinata inconcludente arraffazzonata e piena di impegni più o meno seri,in questo lungo periodo di assenza ho tanto cucinato ma mai postato ricette. Ritorno, promettendo a me stessa di dedicare al blog e al progetto più tempo e attenzioni.
 Dunque...Suva, la capitale delle splendide isole Fiji, situata nell'isola di Viti Levu, è uno dei centri più popolosi del Pacifico meridionale, tolte Australia e Nuova Zelanda. Devo confessare che non ne sapevo nulla, a parte qualche foto da poster che mi è capitata sott'occhio nel corso della vita.




Scopro che i fijiani vivono fuori dal tempo, o meglio con dei ritmi avulsi dalla frenesia moderna.
 Scopro che bisogna in ogni ambito rassegnarsi a lunghe attese, quando si è là, attese che cozzano con i nostri ritmi da società evoluta e meccanizzata che tanto stress ci provocano.
Penso a quante volte nella vita sono incappata in realtà dai ritmi ben più umani del nostro, riflettendo su quanto possa risultare ridicola per altre culture la notra frenesia da formiche impazzite.
 I fijiani sono isolani, popolo di mare, vivono cullati dall'acqua e la loro bevanda per le cerimonie di benvenuto è la Kava, la quale dà un certo senso di stordimento portando il visitatore ad un livello di rilassatezza che meglio si sposa con il famigerato Fijian Time, il fuso orario fijiano.
L'arcipelago delle Fiji conta 330 e più isole vulcaniche sparse su un'area di quasi 20mila chilometri. Il nome fiji non è originario del luogo, ma arrivò da Tonga, importato dal famoso capitano James Cook, proprio lui. Il popolo Fijiano,spesso citato nei libri di antropologia dei miei studi universitari per essere guerriero, cannibale e appassionato per la musica, ora è cordiale, sorridente e ben disposto verso i turisti.
 La cucina pesca idee dal circondario, India compresa,( Si dice che nella cucina tradizionale fijiana praticamente non si frigge. Stranezze!)e ha molteplici rimandi a tecniche di preparazione del cibo primitive, lente e salutari.





Per questo motivo soprattutto ho scelto di cominciare il mio viaggio con una ricetta che mi riporta a cotture e ingredienti dal gusto tribale, la quale però ha un tocco di moderno, nel senso peggiore del termine, perchè presenta fra gli ingredienti una scatoletta. AAAAARGH! una scatoletta e Santa Parmigiana: la strana coppia. Dato che il connubio risulta davvero improbabile, ve ne spiegherò i motivi.
 Ho preparato il PALUSAMI, piatto che dopo attenta ricerca (ma non troppo, nel mio stile), si è rivelato ai miei occhi come discretamente originale, in un panorama culinario che tanto somiglia a quello delle isole Samoa, zona che conosco già meglio poichè nei suddetti studi universitari portai ad un esame lo splendido libro di Margareth Mead, "L'adolescente nella società primitiva", che appunto di Samoa parlava.
 Ma evito di dilungarmi sui tempi andati e torno alla mia scatoletta, che nello specifico è manzo in scatola. Perchè il manzo in scatola? Perchè la carne oggigiorno non è facilmente reperibile nelle Fiji e soprattutto è molto costosa. La carne in scatola è economica, si conserva a lungo ed è sempre pronta all'uso. Non mi piaceva snaturare una ricetta così, senza chiedere permesso, quindi corned beef e buonanotte. Per il montone in lattina, là molto usato, niente da fare. Quindi manzo sia. Inutile credo dirvi che questa esperienza mi ha già fatto comprare un taglio di manzo per produrmi il corned beef in casa. Sono quindi la solita Santa di sempre.
 Domandandomi se i primi Palusami erano fatti con carne umana anzichè scatolette, e accantonando questo pensiero mentre mi dico che son proprio fessa, mi appresto a illustrarvi la ricetta.
 Avendo avuto qualche difficoltà a reperire le foglie di Taro fresche, confesso che qualche modifica l'ho apportata, usando foglie di taro secche e impacchettando il tutto con foglie di banano che invece per imperscrutabili vie del destino avevo nel mio frigo, e che mi sembravano discretamente suggestive e anche adatte al contesto.
Non avendo un giardino in cui scavare una buca per sperimentare la tradizionale cottura sotto tera, mi son dovuta accontentare del forno casalingo. Non me ne abbiano i gentili Fijiani.

                                                                                        Il mio PALUSAMI

 


MI occorre:
 - due spicchi d'aglio
-una manciata di pomodorini
-una lattina di latte di cocco
 -una busta di foglie di taro secche o, per i più fortunati, una manciata di foglie di taro fresche( una dozzina, valà)
 -una cipolla dorata piccola
-una lattina di corned beef (manzo in scatola)
 -una foglia di banano (ok, vi metto in difficoltà)
-sale e pepe
 -un'opzionalissima radice di Cassava (manioca, la chiamano così)da lessare come contorno, o radici di taro idem come sopra, per stare in tema
-un foglio di alluminio per impacchettare



Quindi! Con due o tre ciotoline a disposizione, apro la mia lattina di carne, che ha una di quelle vecchie chiavette per aprirla srotolandola: mi sta già simpatica. Trito grossolanamente il contenuto e lo metto in una ciotola con aglio spremuto e un po' di sale.Aggiungo una metà scarsa del latte di cocco e creo una crema sostanziosa, che si possa manipolare, insomma. In un'altra ciotola metto a bagno le foglie di taro secche, queste sconosciute. Nella terza ciotola metto cipolla e pomodorini tritati finemente. Il gioco delle tre ciotole, insomma.


 

Poi, stendo un foglio di alluminio e ci sdraio sopra la mia splendida foglia di banano.
 Strizzo con le mani una manciata di foglie di taro per eliminare l'acqua e creo una base quadrata (in caso di foglie fresche, i signori sono pregati di stenderle a incrocio in modo da formare un cestino. Aiutarsi usando una ciotola come supporto risulterà utile).
Stendo sul quadato di foglie di taro dell'impasto di carne e cocco formando uno strato di un po' più di un centimetro di spessore, aggiungo una spolverata di cipolle e pomodorini mischiati fra loro,un pizzico di sale, continuo con il secondo strato.
Copro con altre foglie di taro, verso due o tre cucchiai di latte di cocco e chiudo il pacchetto a busta, sigillando il tutto con il foglio di alluminio.
 Così via fino ad esaurimento. 


(Così, con queste dosi, io di pacchetti ne ho fatti 3) Dopodichè, metto in forno caldo a 180/200 gradi per circa 45 minuti. Sforno, spacchetto e........ è una delizia gustosissima e profumata!!!! Che sorpresa! chissà se piacerebbe ai fijiani..... in casa scommettono di si.
 Alla prossima ricetta Fijiana!!!!!

Pubblico di seguito le ricette di chi mi accompagna in questo viaggio:

giovedì 2 ottobre 2014

diamo il via all'abbecedario culinario mondiale!

C'è una parola che va tanto di moda ed è "virale". Qualcosa diventa virale perché tutti lo vogliono, tutti lo conoscono, tutti ne parlano... Ecco, l'abbecedario culinario d'Europa non è diventato virale, però rileggendo il suo post di apertura del Gennaio 2013, si parlava di 16 blog che a blog unificati annunciavano il viaggio (virtuale) culinario europeo, e quest'anno? Quest'anno abbiamo un calendario già pronto, abbiamo un gruppo di 29 blogger che compongono la nostra carovana, tra ambasciatrici, ambasciatore, "semplici" viaggiatrici e un'Aiuolik. 

Ebbene signori, noi siamo pronti e siamo lieti di annunciarvi:

L'ABBECEDARIO CULINARIO MONDIALE

Avete capito bene, questa volta giriamo (virtualmente) il mondo e lo mettiamo sul piatto, letterina per letterina!


Anche questo viaggio consta di un ambasciatore/ambasciatrice per ogni letterina e anche quest'anno ci aspettiamo che siate in tanti a viaggiare con noi, che sia per una tappa o per tutto il viaggio o ogni volta che avete il trolley pronto e vi volete aggiungere.
Questa volta però ogni lettera è associata a una città, rappresentativa di una nazione e l'ambasciatore/ambasciatrice ha l'onore di aprire le danze con un piatto tipico a sua scelta. In seguito, tutti gli altri partecipanti/viaggiatori possono pubblicare una ricetta tipica di quel luogo. Semplice, no?

Più brevemente, se volete partecipare ricordatevi la regola delle 4W:
  1. WHEN: ogni 3 settimane esce una lettera; 
  2. WHAT: potete pubblicare una qualsiasi ricetta (o anche più di una) della nazione rappresentata da quella lettera (la ricetta può iniziare con qualsiasi lettera!); 
  3. WHERE: la ricetta la pubblicate nel vostro blog e poi lasciate il link al blog ospite come commento al suo post di apertura; 
  4. WHO: chiunque abbia un blog può partecipare, più siamo e più ci divertiamo quindi sarebbe fantastico fare più tappe possibili tutti assieme, ma potete partecipare anche solo per una lettera, anche una lettera sì e una no, anche solo i mesi dispari! 
Il post deve includere un riferimento all'evento e al blog ospitante, mentre l'utilizzo del logo dell'evento (ovvero l'immagine che vedete un po' più su) è facoltativo (ma gradito). Potete anche utilizzare ricette dal vostro archivio: basta aggiungere il riferimento all'evento e procedere come sopra.

Se è tutto chiaro, ecco quindi il calendario, non fatevi spaventare dalle date, il viaggio sarà piacevolissimo in nostra compagnia!


Viaggiare con noi è gratis, si apprendono tante cose e troverai sempre un sorriso, che aspetti a preparare il trolley anche tu?

sabato 2 marzo 2013

IL SAPORE, I SAPORI


Che io sia matta ormai è risaputo. Che non mi piaccia particolarmente mangiare della pastasciutta, o meglio, che io prediliga i secondi e soprattutto centinaia di antipasti, è arcinoto.
Quindi, cosa potevo trovare di meglio da fare, se non cimentarmi nella creazione di una ricetta di pasta, per di più con la mozzarella come ingrediente, che già gli gnocchi alla sorrentina mi mandano nel pallone??!
Ma in questo caso la pasta proviene da un pastificio artigianale di Napoli, e la mozzarella è quella di bufala campana dop, e la ricetta la creo per il contest "Pasta Bufala e Fantasia! La mozzarella dop nei primi piatti", dedicato a noi foodbloggers senzapaura, che si svolgerà durante la convention "le strade della mozzarella", in scena a Paestum dal 6 all'8 maggio.



 Insomma, mi è arrivato sto pacco firmato Leonessa contenente quattro tipi di pasta uno più bello di quell'altro, uno dei quali integrale, denominato "fibrella".. ottimo compromesso per una non-pastaia.



Quando penso a Napoli e al cibo mi vengono in mente tutta una serie di meravigliosi sapori e profumi ma soprattutto i babà di Scaturchio...ehm, non perdiamoci in digressioni dolciarie, che mi devo concentrare sulla ricetta, e ho già l'ansia. i suddetti sapori e profumi li ho messi in fila sul tavolo e.... ci ho fatto il sugo per la pasta. Deciso. Vediamo cosa ho combinato stavolta:

SAPORE E SAPORI
per 4 persone
tempo: 30 minuti
difficoltà: facilina

mi occorre:
-250 grammi di maccheroncini rigati "fibrella" Leonessa
-200 grammi di mozzarella di bufala campana dop con il suo siero
-250 grammi di scarola
-4 cucchiai di olio extravergine di oliva
-uno spicchio d'aglio
-6 pomodori secchi sott'olio
-50 grammi di sultanina
-30 grammi di mandorle a scaglie
-una manciata di capperi salati
-una spolverata di pepe nero
-una spolverata di origano
-3 pomodorini datterino
-un dl di latte vaccino
Mettete a bollire l'acqua per la pasta.
 In un saltapasta versate l'olio, mettetelo a scaldare e aggiungete l'aglio schiacciato, i pomodori secchi tagliati a julienne e i capperi tritati grossolanamente a coltello (senza sciacquarli dal sale). Soffriggete 5 minuti e aggiungete l'uvetta sultanina e la scarola tagliata a pezzi di circa un centimetro. (come l'insalata all'italiana insomma, dato che insalata è). Fate saltare per altri 5 minuti  (nel frattempo l'acqua bolle, se vi siete ricordati di accendere il fuoco, quindi salatela e buttate i sedanini che cuoceranno 12 minuti). 
Mentre la pasta cuoce, aggiungete una mestolata di siero di mozzarella di bufala al sugo e fate tirare,aggiungendo in ultimo metà delle mandorle , il pepe e l'origano e mescolando.
 Intanto frullate ,usando il  il frullatore a immersione, la mozzarella con il decilitro di latte e se la crema dovesse risultare troppo densa, aggiungete a filo il siero rimasto finchè non acquista la consistenza adatta a renderla "la fonda" del piatto. (adoro essere così professionale)
Quando la pasta è cotta, aggiungete un mestolo di acqua di cottura al sugo, scolatela e versatela nel saltapasta, facendola "legare" col sugo fino ad assorbimento del liquido. 
Preparate la fonda del piatto con la crema di bufala, impiattate la pasta e decorate con le mandorle restanti e spicchi di datterino fresco.
Buon appetito!

giovedì 14 febbraio 2013

AMADORABILI CHEF


http://amadorabilichef.amadori.it/?pag=galleryricette

Insomma, ho creato questa ricetta per questo bel concorsino Amadori che mi ha chiamato a partecipare come foodblogger. E mi è piaciuta talmente tanto che ho scassato le balle a tutti, perchè non è che ti vengono sempre così bene le ricette che crei per i concorsi.
Io di sta invenzione mi sono innamorata perchè è fresca, deliziosa, velocissima e nonostante tutto anche leggera, perchè il sedano rapa è così rinfrescante che rende lieve anche il fritto e il latte di cocco, non propriamente light di per sè.
Quindi, oltre che obbligarvi con la forza bruta a votarmi quotidianamente da qui al 10 marzo, ( vi preeegoooooo), vi dico anche come l'ho fatta, che non guasta.
Buon appetito!

POLPETTINE DI TACCHINO PANATE AL CURRY SU CREMA DI SEDANORAPA AL LATTE DI COCCO
tempo: 20 minuti
difficoltà: fazzile fazzile
per 2 persone

mi occorre:
-una confezione di polpette di tacchino Amadori 
-300 grammi di sedano rapa
-150 ml di latte di cocco
-tre cucchiai di acqua calda
-un cucchiaino di sale
-olio per friggere
-due cucchiai di fecola di patate
-un cucchiaio di curry piccante
-un cucchiaio di semi di sesamo

 Pulite il sedano rapa e tagliatelo in pezzi di circa 2 cm per lato. Mettetelo nel microonde in un contenitore coperto con pellicola che avrete bucherellato e cuocete per 6 minuti a potenza massima. Nel frattempo mescolate in un piatto fondo la fecola di patate con il curry e il sesamo, inumidite leggermente le polpette di tacchino Amadori con le mani bagnate e impanatele nella miscela. Scaldate l'olio in un pentolino e friggetevi le polpette (che sian sommerse!) finchè non diventano dorate. Frullate poi il sedano rapa, che nel frattempo sarà cotto, con il latte di cocco, l'acqua e il sale servendovi di un frullatore a immersione, finchè la purea non è omogenea. Versate la crema di sedano rapa nel piatto, adagiatevi le polpettine e cospargete di pepe nero a piacere. Rapido e delizioso!!!!!!!!!!!!!
Ottima variante con polpette di pesce :)
 

lunedì 11 febbraio 2013

SANVALENTINO 2 LA VENDETTA


Ve la siete cercata: volete dei menù miao miao per sanvalentino? Dei piatti che ad ogni boccone vi facciano fare hmmm hmmm miciomicio?
E allora basta con le cuoricianze e beccatevi l'unico piatto salato degno di contenere della panna:
IL FILETTO AL PEPE VERDE. Maronn', che bontà, e checchè ne diciate, non passa mai di moda. Affatto. Sarà delizioso in secula seculorum.
Questo si che è un piatto afrodisiaco, perchè la sensualità nella cucina non sta nell'ingrediente, ma nella quantità di saliva che la masticazione di un boccone delizioso riesce a produrre. Provate a contraddirmi!
E visto che vogliamo proprio sbavare, per contorno ci abbiniamo un gratin di broccoli che in questi giorni ha riscosso un successo stepitoso, e che è una coproduzione estemporanea mia e della mia collega Miky, con cui cucino al Senza Filtro a Bologna.
Un abbinamento sensualissimo e cremoso, per coccolarsi in un sanvalentino nevoso come questo del 2013.

FILETTO AL PEPE VERDE
tempo: 20 minuti
difficoltà: mediograve
per 2 persone

mi occorre:
-2 fette di filetto di manzo (molti evinceranno dalla foto che io ho usato il cavallo, ma fate vobis)
-un par di cucchiai di farina
-burro una noce (un cucchiaino)
-sale un pizzico (mezzo cucchiaino)
-panna un filo (due cucchiai)
-pepe verde pestato a mortaio un cucchiaino
-brandy un bicchierino

Panate le fette di filetto nella farina. Scaldate in una padellina antiaderente che contenga bene i filetti la noce di burro con il sale. Quando è caldo, aggiungete il pepe verde e i filetti. Cuocete per circa 5 minuti ogni lato per una media cottura, a fuoco vivo che faccian doratura, dopodichè aggiungete il brandy e flambate con l'accendino. Tenetevi lì un coperchio per eventualmente smorzare il gran fiammone che per i meno esperti è impressionante. Aggiungete la panna, stemperatela bene, spegnete il fuoco e servite.

BROCCOLI GRATIN
difficoltà: media
tempo: un'ora e 30 minuti
per 4 persone


mi occorre:
-800 grammi di broccoli già mondati
-due spicchi d'aglio
-sale e pepe
-olio extravergine di oliva
-un pizzico di peperoncino
-parmigiano (50 grammi)
-un litro di latte
-60 grammi di burro
-100 grammi di farina

Fate bollire i broccoli in abbondante acqua salata per 10 minuti. Intanto preparate la besciamella con il metodo veloce non convenzionale che farà rabbrividire ogni chef ma me ne frego: siamo mica nati per soffrire! Fate quindi bollire il latte e quando è a ebollizione salatelo, fate sciogliere il burro e versate a pioggia la farina mescolando con una frusta. Riuscita assicurata zero grumi. A prova di premestruo. Aggiungete la noce moscata e mandatela a farsi benedire per i suoi peccati di bechamel eretica.
Schiacciate i due spicchi d'aglio o tritateli finissimamente e metteteli in una padella capiente con tre cucchiai d'olio extravergine. Quando sfrigola aggiungete i broccoli scolati, salate, pepate e peperoncinate, fate insaporire per 10 minuti. Trasferite in una teglia rettangolare imburrata e pangrattata e ricoprite con la besciamella e abbondante parmigiano. In forno a 180 gradi  per 40 minuti e amen.
DELIZIA!!!!!!!!!!!!!!!

ODDIO E' GIA' SAN VALENTINO







Ve lo devo confessare: quest'anno non ne ho proprio voglia di un menù per san valentino a forma di cuore eccetera eccetera.
Quest'anno per san valentino cucinerò un piatto thailandese con un curry verde o rosso iperpiccante. La qual cosa è molto ma molto afrodisiaca, ma di cuoriciami cuoriciosi che si risolvono nell'essere una qualsiasi boiata a forma di cuore e magari cioccolatosa e piccantina o entrambe le cose insieme non ne ho voglia. L'ho già detto.
Quest'anno a san valentino vado a vedermi dei bei concerti in un bel locale, perchè di menù ad hoc in ristoranti che per l'occasione raddoppiano il prezzo non ne posso più.
Quindi, per san valentino, se proprio volete fare una cosa speciale, perchè non preparate (insieme) questa bella e buona torta Foresta Nera e ve la mangiate con le mani affondando la faccia nella panna e leccandovi tutti?
E basta con ste fesserie cuoriciose!

TORTA FORESTA NERA DELLA SANTA
tempo: 2 ore
difficoltà: media
per uno stampo da 24cm

mi occorre:
per il pan di spagna
-6 tuorli
-6 cucchiai di acqua bollente
-250 grammi di zucchero semolato
-250 grammi di farina
-50 grammi di cacao amaro
-6 albumi montati a neve ferma
per la farcitura 
-500 grammi di amarene sciroppate 
-30 ml di kirsch o maraschino che però io sostituisco con acqua
-600 ml di panna fresca
-100 grammi di cioccolato fondente
-50 grammi di ciliege candite.

Accendete il forno statico a 180 gradi. Preparate il pan di spagna montando i tuorli con l'acqua bollente finchè non spumano, aggiungendo lo zucchero e lavorando finchè il composto non gonfia e diventa molto pallido. Incorporate la farina e il cacao e infine gli albumi con gentilezza perchè non si smontino. Riempite una teglia tonda  dai bordi alti di 24 cm di diametro che avrete imburrato e infarinato e cuocete per 30 minuti senza aprire mai il forno.
Quando la torta è raffreddata tagliatela in tre dischi uguali.
Montate la panna (senza zucchero,si). Bagnate il primo disco con lo sciroppo delle amarene mescolato con il kirsch ( o anche con l'acqua se la torta va anche a dei bimbi o a degli inverecondi analcolici), coprite con metà delle amarene tagliate a metà e poi con la panna. Cospargete di cioccolato tritato a coltello (un terzo di quel che avete) e coprite con il secondo disco. Daccapo. L'ultimo disco non verrà coperto di amarene ma solo bagnato di sciroppo e poi coperto di panna con la sac à poche e con il rimanente cioccolato, poi decorato a piacere con le ciliege candite.
Che dire.... è piaciuta a tutti, ma tutti tutti, ma proprio tutti.